Alla fine il coglione ha ritrattato, come un pentito
codardo o millantatore.
Il coglione,
autoproclamato, sarebbe il ragazzino che il giorno delle devastazioni a Milano
ad opera di infiltrati nella manifestazione NoExpo, sosteneva la giustezza di
quelle azioni e anzi era dispiaciuto perché non aveva qualcosa in mano per
spaccare tutto.
Con quel suo sguardo
inespressivo, quell'ondeggiare depresso da studente impreparato
all'interrogazione, quel ruotare psicotico del capo, quella sfilza compulsiva
di boh e cioè: se fosse stato romano, Verdone ci avrebbe imbastito la trama di
un intero film.
"Quando
c'è casino mi metto lì in mezzo, faccio casino anch'io", diceva il
coglione autoproclamato, ripetendo frasi contro i politici che mangiano,
probabilmente sentite dire a casa da suo padre.
Lo stesso
padre che - a dire dell'autoproclamato - si è incazzato quando ha visto il
figlio sostenere quelle cose in tv o più probabilmente si è reso conto che si
sarebbe beccata una denuncia e gli ha fatto imparare una bella poesiola riparatrice
da recitare a memoria a favore di telecamera. Per spiegare al mondo che lui là
c'era andato perché un amico gli aveva detto che c'era questa manifestazione,
come se si trattasse di imbucarsi a una festa, fare un po' di baldoria,
rimorchiare una ragazza e perderla di vista.
Recita da saltimbanco,
a cui si è prestato il solito giornalista suggeritore chiedendogli se avesse
pensato di offrirsi per dare una mano a pulire. E lui: "Certo, anzi grazie
per avermelo detto". Cioè, boh, 'nzaccobbello.
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